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DONNE MILITARI

UN VALORE AGGIUNTO PER LA DIFESA

 

La determinazione femminile, la motivazione, la loro concretezza, la predisposizione all’ascolto hanno reso le donne una presenza essenziale per tutta la Difesa. Un valore aggiunto di sensibilità, profondità e vitalità!

Quest’anno ricorrono i vent’anni dal reclutamento delle donne nelle Forze Armate.
Sono più di 16mila e 600, impiegate in ogni settore e in grado di aspirare ad ogni tipo di carriera.
Vent’anni fa infatti, il 29 Ottobre 1999, nasceva la Legge 380. Anche in Italia le Forze Armate potevano finalmente arruolare le donne. A differenza di altre nazioni, l’Italia decise fin da subito di equiparare le carriere maschili e femminili come spiega il Tenente Colonnello Rosa Vinciguerra capo della Sezione Pari Opportunità e Prospettiva di Genere dello Stato Maggiore della Difesa, secondo la quale «l’assenza di preclusioni di incarichi e di impieghi oltre che di ruolo o di categorie, rende il modello di reclutamento italiano tra i più avanzati del mondo per quanto riguarda le pari opportunità»

I primi arruolamenti avvennero a inizio 2000 e mostrarono subito quanto i sogni di quelle ragazze fossero forti. L’adesione ai primi concorsi indetti dalle Accademie, superò infatti quella degli altri Paesi Europei. Solo per fare qualche esempio all’Accademia Aeronautica di Pozzuoli per 136 posti arrivarono 12.546 domande e di queste il 50,84% erano state presentate da donne. Furono invece più del 57% le candidate che chiesero di entrare all’Accademia Navale di Livorno e 54% sul totale dei candidati, quelle che si presentarono alle selezioni dell’Accademia Militare di Modena.

Numeri incoraggianti che raccontano quanto certe aspirazioni fossero reali e che si tradussero, negli anni successivi, in un progressivo ingresso delle donne nelle Forze Armate, anche se fino al 2006 solo una piccola percentuale di allieve, compresa tra il 10% e il 30%, poté davvero accedere alle Accademie per ufficiali o alle scuole per sottufficiali e truppa. Una scelta legata alla necessità di adeguare e ripensare sia i luoghi fisici, sia l’organizzazione che fino a quel momento aveva tenuto in conto solo le esigenze e le caratteristiche del personale maschile.

Così, negli ultimi anni, le Forze Armate hanno iniziato a fare i conti con problemi nuovi legati al confronto tra i sessi come la differenza nelle prestazioni fisiche, la questione della conciliazione della vita professionale con la maternità (che ha portato anche alla creazione di asili nido all’interno di alcuni insediamenti militari), ma anche il tema delle «possibili devianze comportamentali come le molestie e lo stalking».

Per mantenere alta l’attenzione su tutte queste questioni, nel 2012 è stato creato il Consiglio Interforze con il compito di esprimere pareri sull’integrazione del personale maschile e femminile nell’organizzazione militare e sulle azioni di policy per le pari opportunità e la prospettiva di genere.

Secondo gli ultimi dati disponibili sul sito del Ministero della Difesa che si riferiscono al mese di Dicembre 2019, le professioniste che operano all’interno delle Forze Armate italiane sono 17mila, pari a circa il 7% dell’intero organico. Mentre se guardiamo alla sola Aeronautica le donne presenti, su un totale di 40mila unità sono 1.936. Di queste 53 ricoprono l’incarico di pilota.

Cari amici, Buona lettura!

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